L'imprevedibile viaggio di Harold Fry - Rachel Joyce
La nostra recensione
Non ha ottenuto il consenso unanime, ma “L’imprevedibile viaggio di Harold Fry” è piaciuto moltissimo alla maggior parte dei lettori e lettrici del GdL. Un libro toccante e malinconico sull’incomunicabilità, sulle parole non dette e i sentiment non espressi. Il protagonista compie un viaggio catartico e di espiazione, che stempera il dolore lungo la strada, raccogliendo i cocci di una vita grigia e non pienamente vissuta. La sua estrema docilità dovuta all’infanzia infelice si traduce in incapacità di dimostrare amore, amicizia, gratitudine a Maureen, Queenie e David. Questa sua mancanza viene compensata lungo il cammino dai tanti incontri con persone della cui sofferenza Harold si fa carico. Apprezzate da tutti noi le riflessioni che il libro induce sulle relazioni umane, sul rapporto con la natura, sul valore del Cammino come occasione per ripercorrere la propria vita e ripensare se stessi. Anche Maureen, pur rimanendo a casa, compie un percorso significativo che la porta ad uscire dal buco nero del suo dolore e ad aprirsi agli altri, dapprima con il vicino di casa e poi recuperando il rapporto con Harold. Emblematico il dettaglio delle tendine che vengono rimosse dalle finestre dopo tanti anni di isolamento dal mondo. Altrettanto simboliche le scarpe di Harold, assolutamente inadeguate per percorrere mille chilometri ma alle quali non vuole rinunciare quasi fossero imprescindibile parte di sé. La vita di Harold, normale ma non banale, con i lati oscuri e la sofferenza a lunga taciuta è parsa verosimile e commovente quasi a tutti. Gli incontri che si susseguono lungo la strada mostrano un’umanità ricca e variegata alla quale il protagonista presta ascolto recando sollievo e conforto. I punti deboli per chi invece non ha apprezzato il romanzo fino in fondo sono una certa artificiosità, tanto da far pensare ad un libro costruito astutamente, con molte tematiche trattate per far presa sul lettore. Un romanzo che abbina il lato fiabesco e inverosimile con quello più realistico del viaggio salvifico per sé e per gli altri. L’analogia con l’ebreo errante è sembrata piuttosto evidente, così come quella con Forrest Gump che inizia a correre quasi per caso per poi continuare sempre più risoluto e convinto. Quasi tutti concordi sui troppi personaggi che affollano il lungo percorso e che non condividono l’obiettivo di Harold, spinti da motivazioni personali ed egoistiche. Nell’epilogo la coppia si ricompone e l’immagine di Harold e Maureen davanti al mare ha fatto pensare ad una rinascita. La scrittura lenta nella prima parte, al passo con il difficoltoso avanzare del protagonista, diventa via via più incalzante man mano che Harold procede più spedito ed allenato e nel complesso è risultata piacevole con qualche interessante intuizione.