A silent voice di Yoshitoki Oima

“Shoko Nishimiya. Io odiavo quella ragazza.”

Un salto indietro nel passato ci fa conoscere Shoya Ishida, un ragazzino delle elementari che più di ogni cosa odia la noia.
A scuola, come fuori, deve sempre trovare modi divertenti di passare il tempo insieme ai suoi amici (il che include fare dispetti ai compagni e buttarsi nel fiume da un ponte).
La classe è come un piccolo regno in cui ognuno ha il suo ruolo, quello di Shoya è di rendere le cose più interessanti. All’arrivo di una nuova compagna, l’equilibrio della classe viene scosso. Shoko Nishimiya è una ragazzina sorda, bendisposta a fare amicizia e che, per facilitare la comunicazione con i compagni, propone di scrivere su un quaderno per parlare.

Chi per obbligo, chi per gioco e chi per gentilezza, i compagni la aiutano a seguire le lezioni, evidentemente inaccessibili a causa di un maestro a dir poco inadatto alla sua carica di educatore. Shoya odia Shoko, perché ha disturbato il suo “regno”, e poi perché sorride innocente come se non fosse un’interferenza. Diversi compagni di classe cominciano a non sopportare Shoko e, specialmente Shoya, a bullizzarla, ogni giorno, in modi diversi, per motivi diversi… finché, dopo diversi apparecchi acustici andati in frantumi e lesioni fisiche e morali, Nishimiya è costretta a cambiare nuovamente scuola. Il colpevole apparentemente è SOLO Shoya che, ormai emarginato da tutti, diventa il nuovo bersaglio dei bulli, nonché ex-amici, che successivamente anche alle medie e alle superiori continuano a fare in modo che rimanga isolato.

Torniamo al presente: ormai studente delle superiori Shoya, solo e perseguitato dai sensi di colpa, non ha più alcuna ragione di continuare a vivere. Decide di saldare i suoi debiti, di vendere le sue cose e infine, prima di farla finita, di chiedere scusa a Shoko per tutto quello che le ha fatto. Trova la ragazza fuori dall’aula di un corso di lingua dei segni.
Il primo incontro dopo anni non va certo a gonfie vele, dopotutto Shoko continua ad odiare Shoya. Ma qualcosa, forse il suo modo di fare, il suo onesto pentimento, il fatto che abbia imparato la lingua dei segni o forse che abbia ancora il coraggio di buttarsi in acqua per aiutarla a cercare il famoso quaderno che usava per comunicare, fa cambiare parere a Shoko, che conclude l’inaspettato incontro con un “Ci vediamo”. Ishida trova così un motivo per continuare a vivere.

Fa nuove amicizie e, con l’obiettivo di aiutare Nishimiya a recuperare le esperienze mancate a causa sua, va alla ricerca dei vecchi compagni di classe. Gran parte del manga sarà dedicato a questo gruppo di amici, non solo per quanto riguarda i loro legami e le loro interazioni, ma a ogni personaggio viene dato uno spessore psicologico e un passato che ci permettono di capire i motivi delle loro azioni.
Nonostante l’inizio e alcuni sviluppi alquanto drammatici, si tratta di una storia a lieto fine, perfetta per chi ama lo stile introspettivo che caratterizza molti autori giapponesi.

Titolo originale “Koe no katachi”, letteralmente “La forma della voce”, si tratta di una serie di manga che in soli sette volumi parla delle debolezze umane, del bullismo, della salute mentale e della disabilità, di come le persone possano cambiare, nonostante il passato non si possa cancellare, e di come alcune rimangano fondamentalmente le stesse. Apparentemente è una storia con uno sviluppo romantico scontato, ma c’è molto da riflettere sui sentimenti dei due giovani protagonisti.
Probabilmente i legami d’amicizia che si sono instaurati, e alcuni personaggi stessi, continueranno a non piacere alla fine del manga, e magari è tra le intenzioni dell’autrice stessa. Dopotutto, neanche nella vita reale si va d’accordo con tutti.

Nel 2016 Koe no katachi è stato adattato in un film di successo che, come spesso accade, ha fatto conoscere anche l’opera originale. Ovviamente non tutto il manga viene adattato e alcune scene vengono rese diversamente, ma starà a voi lettori farvi un’opinione riguardo a questo film.

Trigger Warning: come precedentemente detto questo manga tratta di bullismo e di intenti suicidi, argomenti che possono non essere adatti ad alcuni lettori sensibili alle tematiche.