I miei piccoli dispiaceri - Miriam Toews
La nostra recensione
Il nostro gruppo di lettura si è unito in un plauso quasi unanime per questo libro di Miriam Toews. Chi di noi aveva già conosciuto la scrittura unica e originalissima di questa scrittrice canadese non ha impiegato molte righe a ritrovarla anche in questa opera, un po' come si torna ad incontrare una vecchia amica mai dimenticata. Con una dose infinita di sarcasmo, autoironia, sensibilità culturale, leggerezza e goffa stravaganza, l’autrice riesce ad accompagnare il lettore attraverso temi delicatissimi: la depressione, l’eutanasia, il desiderio di porre fine alla vita e il senso di colpa. Non è certo un viaggio semplice, eppure Miriam Toews riesce nel miracolo di non far sentire mai il lettore smarrito, solo di fronte alla sofferenza. Al contrario, la sua scrittura strappa tanti sorrisi, in una riuscita miscela di lacrime e risate, che pare racchiudere in fondo l’essenza stessa della vita. I lettori del nostro gruppo si sono affezionati velocemente alle protagoniste di questa storia, le sorelle Elf e Yoli, così diverse eppure così intimamente unite, complici, fin da bimbe, di piccole e grandi ribellioni verso la rigida comunità in cui sono cresciute. Elf, baciata dalla bellezza e dal talento, pare avere tutto quello che si possa desiderare: un marito innamorato, una carriera da pianista affermata, schiere di fan adoranti. Eppure lo spettro della depressione l’ha ormai ridotta ad un guscio vuoto e dentro di sé custodisce un pianoforte di vetro con il terrore che vada in pezzi. Yoli è la sorellina un po’ svitata. Non possiede bellezza né talento in misure degne di nota. Continua ad inseguire il vero amore nonostante una lunga catena di delusioni. Non è mai stata una brava moglie, non si considera una brava madre, il suo conto in banca è sempre in rosso e la sua carriera di scrittrice è decisamente fallimentare. Però ama la vita e, soprattutto, ama Elf e farebbe qualunque cosa per salvarla. Ma quali sono le parole da dire per salvare una vita? Miriam Toews ci accompagna nel labirinto di una mente sconvolta dal dolore che tenta ogni strada possibile pur di non arrendersi alla fine. In questo romanzo in gran misura femminile, il personaggio che più ha colpito i lettori del nostro gruppo è la madre di Elf e Yoli che, con forza incrollabile, dopo essere sopravvissuta al suicidio del marito molti anni prima, ora deve fare i conti con la terribile condizione della figlia. Tutti noi abbiamo amato le qualità che consentono a questa donna di accettare i durissimi colpi che la vita le ha inferto, stringendo forte a sé quello che rimane della propria famiglia, e non perdendo mai quella genuina stravaganza che la rende così unica. Il ritmo veloce e, a tratti, incombente, della narrazione ha talvolta un po' disorientato alcuni lettori che si sono sentiti smarriti in questo flusso di coscienza. Ma, come ricorda l’autrice stessa, il modo migliore di scrivere di un argomento così doloroso è “entrare velocemente, darci dentro e uscirne in fretta”: forse l’unico modo per non sentirsi sopraffatti, soprattutto quando si tratta di una storia come questa che, per l’autrice, ha molti aspetti dolorosamente autobiografici.