La tua assenza è tenebra - Jón Kalman Stefánsson
La nostra recensione
Il nostro gruppo di lettura si è unito in un plauso unanime per il romanzo “La tua assenza è tenebra” di Jon Kalman Stefansson. Alcuni di noi, già famigliari con l’opera del romanziere islandese, già pregustava una prosa raffinata, intrisa di poesia. E questo romanzo non ha di certo deluso le aspettative, offrendo ai lettori numerosissimi passaggi di grande profondità, da leggere e rileggere. Nell’isolamento dei fiordi occidentali islandesi, in un paesaggio freddo, duro e meraviglioso, prende avvio la misteriosa storia di un uomo, privo di memoria e di passato, che si sveglia in una chiesetta, ignaro di ogni cosa attorno a sé. Nel minuscolo cimitero all’esterno dell’edificio una lapide reca l’iscrizione “la tua assenza è tenebra”. Da questa frase ha inizio un lungo viaggio a ritroso nel tempo e nello spazio, che porterà l’uomo, e noi lettori assieme a lui, a immergersi in un groviglio di esistenze, in cui inizialmente non è semplice orientarsi. In questa sorta di Spoon River islandese, i lettori hanno fatto la conoscenza con le varie generazioni che hanno abitato questo perduto fiordo nell’ultimo secolo e mezzo. La morte, e il tentativo dei vivi di trovare un contatto con chi ci ha lasciato, è uno dei temi centrali del romanzo. L’altro tema fondamentale è l’amore. Sono molte le storie di amori indimenticabili che hanno arricchito il libro: come quella, segreta e tormentata, tra Petur e Guðríður, o la forza inesauribile del sentimento che lega Skuli alla moglie Hafrun, anche oltre la morte. O come la giovane Aldìs, che ha lasciato Reykjavik per condividere la vita con l'uomo di cui si è innamorata. Eirikur invece cerca nella musica un modo per colmare un vuoto d’affetto che lo segna fin dall’infanzia. Ognuno dei personaggi è, a modo suo, alla ricerca della felicità e si trova di fronte a scelte complesse che, come spesso accade nella vita, comportano in qualunque caso delle perdite e dei rimpianti. La musica funge da collante lungo tutto il romanzo, testimoniando la passione dell’autore, oltre che dei personaggi, per una forma d’arte in grado di mettere gli uomini in contatto gli uni con gli altri, come nel caso del rapporto complesso tra Eirikur e il padre Hadron. La “playlist della morte” è diventata, per alcuni di noi, un modo inedito per assaporare il romanzo, apprezzando, al contempo, una ricchissima colonna sonora che spazia da Elvis a Nick Cave, da Nina Simone a Leonard Cohen.