La sposa liberata - Abraham B. Yehoshua
La nostra recensione
I partecipanti del nostro gruppo di lettura hanno affrontato non senza fatica il monumentale romanzo di Abraham Yehoshua. Lo scrittore israeliano con innegabile perizia ha creato un complesso intreccio di storie parallele, di cui il protagonista, il professore di storia medio-orientale Rivlin, con le sue peregrinazioni e i suoi incontri, rappresenta il fulcro centrale. Il professore si trova momentaneamente bloccato nelle sue ricerche storiche, a causa di un pensiero che lo ossessiona: il matrimonio del figlio maggiore Ofer, finito improvvisamente e senza spiegazioni ad un solo anno dalle nozze. Rivlin, dapprima in modo quasi casuale e poi in maniera sempre più consapevole, decide di dedicare ogni sua energia alla scoperta di quel segreto che da cinque anni gli viene tenuto celato. Di nascosto dalla moglie, un magistrato preciso e indagatore a cui nulla sembra sfuggire, Rivlin riallaccia i rapporti con la famiglia della ex nuora Galia e pian piano comincia a farsi strada nelle stanze buie della loro pensione a Gerusalemme e nei rapporti ambigui tra i membri della famiglia. La sua ricerca viene però interrotta da altre vicende: come i viaggi avventurosi nei Territori Occupati, a casa di Samaher, una laurenda costretta a letto da una misteriosa malattia, che fatica a portare a termine il suo lavoro di traduzione. Attraverso le esperienze e le sensazioni del professore è possibile farsi un’idea delle opinioni e, in alcuni casi delle ossessioni, di un israeliano, seppur colto e aperto come Rivlin, di fronte ai palestinesi. Il viaggio nel villaggio palestinese suscita in lui emozioni fortissime: timore, insofferenza e sospetto ma anche sorpresa, seduzione e un inedito senso di libertà. I lettori hanno apprezzato la descrizione di un periodo storico, quello di fine anni Novanta, in cui la nascita dell’Autonomia palestinese avevano creato un clima di relativo ottimismo in cui una convivenza pacifica tra i due popoli sembrava in qualche misura possibile. È stato triste evidenziare la distanza dalla situazione attuale in cui la pace è così drammaticamente lontana. I partecipanti del gruppo si sono confrontati su chi rappresenti la “sposa liberata” cui fa riferimento il titolo del romanzo. Sono molte le figure femminili che il professore incontra nei suoi continui spostamenti e che necessitano di essere, ognuna a suo modo, liberate. A partire da Galia, l’ex nuora che ha rinunciato al suo grande amore in nome di una cieca fedeltà alla famiglia. Samaher, novella sposa infelice, schiava delle volontà della famiglia e di un amore impossibile. Ma anche Hana, giovane moglie di un anziano e celebre studioso, che ha rinunciato alla sua giovinezza per stare al suo fianco. E infine la giovane vedova di un intellettuale ucciso in un attentato, succube dei suoceri rigidi e opprimenti. Tutto ciò però non è bastato a catturare l’attenzione dei lettori del nostro gruppo che, in una certa misura, hanno faticato ad arrivare alla fine del romanzo. È mancato, in molti casi, un trasporto emotivo verso le vicende dei molti (forse troppi) personaggi. Talvolta, inoltre, la narrazione è apparsa troppo frammentata, spostandosi velocemente da un luogo all’altro e da una vicenda all’altra senza che fosse sempre comprensibile il nesso tra le varie storie.