Fai rumore. Nove storie per osare
“Scrivimi quando arrivi!”
In quantə di noi si sono sentitə dire questa frase tornando a casa da solə alla sera? Per poi cominciare il proprio tragitto, controllando ogni macchina e ogni persona che passa, ogni movimento sospetto e ogni ombra, evitando le strade più buie e cercando con lo sguardo un possibile testimone.
È sicuramente una frase molto meno cupa rispetto al “scrivimi SE arrivi” e “ci sono stati problemi per strada?” La preoccupazione infatti, non certo infondata, è quella di avere spiacevoli incontri, di tornare a pezzi, o di non tornare proprio.
Gli sconosciuti non sono gli unici da cui bisogna guardarsi le spalle. Amici, compagni di scuola, fidanzati, familiari o addirittura allenatori: spesso sono le persone di cui ci fidiamo, o coloro che ci circondano a farci del male, fisicamente o psicologicamente.
E quando chiedono “perché non ne hai parlato?” la risposta è che non sempre gli altri ci ascoltano, credono e agiscono alle nostre parole.
Non viene dato peso a quello che dice una donna, così come la sua opinione non conta quanto quella che gli altri hanno di lei.
Essere una ragazza significa essere costantemente oggetto di giudizio, derisione e desiderio: troppo alta, troppo magra, troppo grassa, troppi peli, si cerca una perfezione che non esiste e si svuota dell’anima ogni corpo. Basta una foto, un video o anche solo dei pettegolezzi per rovinare la reputazione di una ragazza, perché tutti si sentono autorizzati a commentare qualcosa che per loro non ha conseguenze, senza fermarsi a pensare al danno che stanno facendo.
Tuttora tra ragazzi si sente spesso dire che “se (una ragazza) dice di no in realtà vuol dire sì”, che si sta solo facendo desiderare, perché non c’è motivo che rifiuti delle avances.
Se un ragazzo sa rispettare il cuore e il corpo di una ragazza, viene deriso e la sua virilità messa in dubbio. Una mentalità nociva non solo per le donne, ma anche per gli uomini. Vengono infatti trasmessi una serie di pregiudizi e di regole perpetuanti una mascolinità tossica, che non fanno altro che mettere i giovani sotto pressione.
Questo è soltanto il riassunto dei temi e degli episodi di violenza raccontati da diversə artistə italianə in “Fai rumore: nove storie per osare”, un fumetto che nasce dalla necessità di mettere su carta delle storie, di far sentire la voce di coloro che non sono solo vittime, ma protagoniste della loro vita.
“Fai rumore” è frutto di una collaborazione con Moleste, il collettivo per la parità di genere che nasce con l’obiettivo di ottenere il giusto riconoscimento, rispetto e opportunità nell’ambiente di lavoro del fumetto.
N.B. Si parla di ragazzi e ragazze ma sono inclusi anche coloro che non si identificano come tali.
Trigger warning: questo fumetto tratta di violenza di genere, di abusi sessuali, autolesionismo, body-shaming e linguaggio offensivo, potrebbe dunque non essere adatto a tuttə.