Mare delle verità di Andrea De Carlo

La nostra recensione

La maggioranza dei partecipanti del nostro gruppo di lettura non ha trovato il romanzo di De Carlo all’altezza delle sue aspettative. Quanti di noi già lo conoscevano grazie ad opere di grande successo come “Due di due” e “Arcodamore” sono rimasti parzialmente delusi nella loro speranza di ritrovare, anche in questo lavoro, la stessa capacità di narrare i sentimenti e di raccontare l’amore con la delicatezza e la profondità che hanno reso De Carlo celebre. Le premesse sembravano in realtà molto positive e parecchi di noi hanno trovato interessante l’inizio del libro con una telefonata che improvvisamente strappa il protagonista Lorenzo Telmari alla quiete del suo rifugio sulle colline umbre e lo riporta forzatamente a Roma. La notizia che il fratello Fabio gli ha comunicato è purtroppo la scomparsa del padre Teo, stimato virologo di fama internazionale. Fin dalle prime pagine appare evidente la distanza che esiste tra i due fratelli: Lorenzo è un ex skipper, idealista e appassionato di viaggi che si è allontanato dal caos della metropoli per dedicarsi alla scrittura, il fratello Fabio invece è un politico di professione, pragmatico e cinico, dedito in modo ossessivo alla sua scalata al potere. Uno degli aspetti che meno hanno convinto i lettori del nostro gruppo è il modo stereotipato di tratteggiare i personaggi che De Carlo ha utilizzato in questo libro. Fabio Telmari, così come la moglie e il figlio adolescente, sono descritti in modo troppo superficiale, con un puro elenco di caratteristiche negative (il cinismo, il perbenismo, l’estraneità rispetto agli affetti) che non lasciano spazio ad alcuna complessità. Al contrario, in Lorenzo coesistono solo caratteristiche che, agli occhi del lettore, appaiono positive, come l’anticonformismo, l’autenticità, l’onestà e la volontà di rischiare la propria vita per un ideale. Con l’entrata in scena di Mette e di Jorge, due giovani che fanno parte di una misteriosa organizzazione per i diritti civili e ambientali, la storia si tinge di giallo. Lorenzo si trova ben presto al fianco dei due ragazzi sulle tracce di un riservatissimo documento dattiloscritto che, da un cardinale africano malato di AIDS, sarebbe in qualche modo arrivato tra le mani di Teo Telmari, padre di Lorenzo. La possibilità che il documento possa venire divulgato dai membri dell’organizzazione genera un tale panico da scatenare una reazione violenta da parte di poteri misteriosi e sempre più letali. Purtroppo però questa vicenda è risultata a molti di noi poco credibile, con la conseguenza che la tensione narrativa, necessaria in un romanzo giallo, sembra non innescarsi mai davvero. L’aspetto più riuscito ed apprezzato in tutto il romanzo è la storia d’amore tra Lorenzo e Mette, prevedibile certamente, ma anche profondamente delicata e coinvolgente, a conferma del fatto che la narrazione sentimentale rimane il territorio su cui De Carlo sa muoversi meglio.