Bonjour tristesse di Françoise Sagan

La nostra recensione

Nel 1954 una ragazza diciottenne della borghesia benestante parigina si gode una lunga vacanza al mare con la famiglia nella Francia del Sud. È reduce infatti da una bocciatura all’esame di ammissione per la Sorbona e decide, quindi, di impegnare le sue pigre giornate al mare scrivendo il suo primo libro. L’effetto di questo libricino sulla società francese dell’epoca deve essere stato simile ad una gelida secchiata d’acqua. Le figure di donne presentate nel libro sono distanti mille miglia dal modello femminile considerato rispettabile negli anni ’50 e propongono uno stile di vita edonista e libero da ogni convenzione morale. La scrittrice tratteggia il ritratto, indubbiamente autobiografico, di Cecile, un’adolescente rimasta orfana di madre in tenera età e cresciuta in collegio, priva di un punto di riferimento femminile. Da quando ha lasciato il collegio, un paio d’anni prima, Cecile si è gettata a capofitto nella vita e nei suoi piaceri, sotto l’ala protettrice del padre Raymond, un allegro e superficiale quarantenne, eterno ragazzo, che colleziona conquiste femminili. La loro vita famigliare, basata sul divertimento e sulla mancanza di responsabilità, sembra funzionare benissimo per Cecile e Raymond che, dopo molti anni trascorsi distanti l’uno dall’altro, hanno finalmente trovato un loro equilibrio fatto di divertimenti e di spensieratezza. Tutto cambia all’improvviso il giorno in cui l‘affascinante Anne appare sulla soglia della loro villa bianca in Costa Azzurra. Anne è intelligente, ambiziosa, indipendente e molto diversa dalle innumerevoli conquiste che Raymond ha collezionato nel corso della sua vita. Ben presto riesce ad ammaliare l’uomo con il suo fascino e a ricevere una promessa di matrimonio. Anne però non intende permettere che la vita famigliare continui ad essere condotta senza alcuna morale: pretende da Cecile più impegno negli studi, frena il suo desiderio di avvicinarsi ad un ragazzo conosciuto in vacanza e, in generale, cerca di conciliare l’affetto e la vicinanza di una madre con la pretesa del rispetto delle regole. Anne è uno dei personaggi che probabilmente è piaciuto di più ai lettori del nostro gruppo: la donna diventa quasi una sorta di Super-Io che, per la prima volta nella vita di Cecile, la costringe a fare i conti con le sue responsabilità. La ragazza, però, si dimostra in balia di emozioni che non ha gli strumenti per comprendere e dominare: la violenta gelosia nei confronti del padre, la voglia di trasgredire e, d’altra parte, l’ammirazione per Anne e il desiderio di avere una famiglia più convenzionale. I partecipanti del gruppo di lettura hanno apprezzato la notevole precocità della scrittrice e il suo stile asciutto, sensuale ed evocativo ma, d’altra parte, per molti di noi la lettura è risultata eccessivamente adolescenziale e superficiale, in alcuni punti anche obsoleta e non più attuale. Molti lettori hanno trovato poco credibile e scarsamente approfondito il triangolo amoroso, maliziosamente architettato da Cecile allo scopo di allontanare Anne dal padre. Le figure di Elsa e Cyril, in particolare, sono risultate banali e prive di spessore. Alcuni di noi hanno considerato affrettato e poco incisivo il romanzo per il fatto di non aver dedicato più spazio agli aspetti più rilevanti dell’infanzia della protagonista, dalla perdita della madre, ai molti anni trascorsi in collegio separata dal padre. Al di là delle opinioni personali è indubbio che il celeberrimo romanzo di Françoise Sagan abbia rappresentato alla sua uscita, nel 1954, una provocazione insopportabile per tutti i sostenitori della tradizione e della morale, di fatto anticipando di parecchi anni il Sessantotto e le sue rivendicazioni.