Colazione da Tiffany di Truman Capote

La nostra recensione

Il celebre romanzo di Truman Capote ha costituito una sorpresa per quanti nel nostro gruppo di lettura avevano familiarità solo con la sua trasposizione cinematografica. È stato praticamente impossibile, almeno nei passaggi iniziali, leggere la storia di questa giovanissima stellina del cinema senza vedere davanti ai nostri occhi apparire l’iconica immagine di Audrey Hepburn, elegantissima nel suo tubino nero, ornata da gioielli e nascosta dietro i suoi grandi occhiali da sole. Eppure, da un certo punto del romanzo, quell’immagine ha iniziato a svanire sempre di più per lasciare il posto ad una Holly diversa, più giovane, più sfacciata ma anche più tragica. Attraverso lo sguardo penetrante e affascinato del suo vicino di casa nell’East Side di New York, l’aspirante scrittore Paul, pian piano abbiamo imparato a guardare oltre la facciata luccicante ed eccentrica che Holly mostra al mondo: i party sfrenati, lo stuolo di conoscenti bizzarri che la circondano, le sue abitudini inconsuete e frivole. L’arrivo inaspettato in città di un uomo di mezza metà dalla lontana provincia americana, porta a galla il passato della bella Holly, svelando una storia ben diversa da quella che immaginavamo di conoscere. Con una scrittura elegante e spietata al tempo stesso Truman Capote disseziona e svela la tragedia della giovane vita di Holly Golightly. Sono sufficienti poche parole, rapide allusioni, per portare alla mente immagini di un’infanzia terribile, segnata da abusi, povertà e abbandono. Proprio come Paul, anche il lettore rimane incredulo e senza parole, nel tentativo di conciliare l’immagine sfavillante e chiassosa della protagonista con quella di una poverissima sposa bambina, un piccolo “animale selvatico” alla disperata ricerca di un po' di sicurezza e di un luogo da chiamare casa. Il bisogno di appartenenza è probabilmente il tema principale del romanzo ed è una disperata necessità che, purtroppo, per Holly non sembra mai concretizzarsi davvero. Holly stessa ne è consapevole, e quel “in transito” scritto sulla sua porta di casa ne è la conferma. La bella ed eccentrica Holly Golightly non è riuscita però ad ammaliare tutti i partecipanti del nostro gruppo di lettura con il suo fascino. Alcuni di noi hanno faticato ad appassionarsi alla storia e a vedere oltre la frivolezza e l’apparente ingenuità dei comportamenti della protagonista. Per alcuni la lettura ha suscitato soprattutto un sentimento di tristezza e di vuoto per la sorte di questa ragazza che, a differenza del molto più convenzionale finale cinematografico, non ottiene il suo happy ending, affidandosi all’abbraccio e all’amore di Paul. Chi di noi già era familiare con l’opera di Truman Capote ha avuto modo di riconoscere anche in “Colazione da Tiffany” la scrittura incisiva e diretta e la lucida critica sociale che caratterizzano questo autore. Al di là dei fronzoli e dei capricci, Holly è una vera e propria sopravvissuta, una ragazza che cerca di rimanere con forza aggrappata alla vita, nonostante un passato di dolore e un presente incerto.