Di là dal fiume e tra gli alberi - Ernest Hemingway
La nostra recensione
La lettura di “Di là dal fiume e tra gli alberi” di Ernest Hemingway è risultata tutt’altro che semplice per le lettrici e i lettori del nostro gruppo di lettura. Il romanzo, ampiamento autobiografico, narra la storia d’amore tra un soldato dell’esercito americano cinquantenne, il colonnello Cantwell, e una giovanissima aristocratica veneziana, la diciannovenne Renata. La ragazza, “splendente di giovinezza e di slanciata bellezza”, appare al protagonista “bella come un buon cavallo o un proiettile slanciato”. Consapevole della gravità del suo stato di salute, il colonnello sembra aggrapparsi con ogni sua forza al sentimento che lo lega a Renata, nel tentativo disperato di rimanere in contatto con tutto ciò che di bello, giovane e vivo rimane nella sua vita. Il sentimento che la ragazza prova per il maturo colonnello è più difficile da decifrare e qualche lettore ha ipotizzato che possa avere origine nella grave perdita del padre, che la giovane ha subito in tenera età. Purtroppo però la passione che lega gli amanti non ha convinto totalmente il nostro gruppo di lettura, soprattutto a causa dei dialoghi ripetitivi e spesso vuoti di contenuto che hanno finito per annoiare i lettori. Non è bastata l’ambientazione suggestiva dell’entroterra lagunare e della città di Venezia descritta nel suo fascino invernale ad appassionare i partecipanti del nostro gruppo. Lo scrittore dimostra una profonda conoscenza e un sincero attaccamento verso il Veneto e in particolare verso la città lagunare; purtroppo però gran parte della trama si svolge tra le mura sfarzose dell’Hotel Gritti, in cui il protagonista è solito soggiornare, e l’Harry’s Bar, in cui si intrattiene a lungo, tra un cocktail e l’altro, con la sua amata e con gli altri avventori tra conversazioni all’apparenza superficiali e di circostanza. Il secondo tema fondamentale del libro, a fianco dell’amore, è senz’altro la guerra. Reduce dalle ferite inferte da due guerre mondiali, la mente del colonello Cantwell si concede poche tregue dal pensiero delle battaglie vissute, dei commilitoni persi sul campo, degli ordini insensati che hanno causato immani tragedie. A poco servono i suoi tentativi di dissimulare l’importanza di quello che ha vissuto: anche le battutine ironiche tra commilitoni, la tendenza a minimizzare gli eventi o gli ostinati silenzi, celano ferite profondissime nel corpo e nell’animo. “Di qua dal fiume e tra gli alberi” è certamente un romanzo colmo di temi importanti e di simbolismi che probabilmente meriterebbero una rilettura per essere colti con maggiore chiarezza. La sensazione di gran parte del gruppo però è che si tratti un’occasione non completamente colta, a causa di una scrittura eccessivamente lenta e stagnante.