Un altare per la madre - Ferdinando Camon
La nostra recensione
Il libro di Ferdinando Camon è innanzitutto un omaggio e un testamento d’amore per la madre ma al tempo stesso, partendo da una vicenda intima e personale, l’autore ci regala il ritratto di un mondo che già nel 1978 – anno di pubblicazione del libro – andava scomparendo, superato dalla società industriale e dalla civiltà dei consumi. Il funerale con cui si apre il libro è un momento intenso e ricco di significato per la corrispondenza della cerimonia con il carattere semplice e asciutto della madre, una povera contadina ricca però di valori intrinseci come carità amore e generosità. Valori che la portano a salvare la vita ad un uomo braccato dai tedeschi. Nel doloroso addio alla madre, la cui scomparsa sembra al figlio impossibile essendo lei sempre esistita nella sua vita, cogliamo anche il dolore per il mondo contadino che muore, quel mondo che apparteneva a tutta la famiglia e che l’autore ha abbondonato per trasferirsi in città. Lo scrittore tratteggia con poche essenziali parole il ritratto della madre e al contempo descrive la miseria e la pochezza del vivere nelle campagne venete, dove gli uomini sono costretti al duro lavoro nei campi e le donne si sobbarcano oltre al peso della terra anche quello della casa e dei figli. Un’epoca in cui non c’è spazio per i sentimenti e l’affettività e la madre sembra essere una donna rude e spigolosa nei gesti e nell’atteggiamento. Il padre, uomo taciturno e riservato, traduce il suo immenso dolore dopo la scomparsa della moglie in un gesto d’amore: la realizzazione di un altare costruito pezzo per pezzo con il rame recuperato dai vecchi paioli donati da tutto il vicinato. Si crea così un dolcissimo rito di salvezza: in una famiglia contadina muore la madre e tutta la famiglia e la comunità lavora per richiamarla in vita per sempre. Un modo per vincere la morte e accettarne l’oscuro mistero di fronte al quale l’uomo rimane sgomento. Il libro allora diventa una sorta di ponte tra i vivi e i morti e riempie il vuoto lasciato dalla perdita della madre in un atto di condivisione del proprio dolore con gli altri. Quasi tutti i lettori e lettrici presenti lo hanno apprezzato ed è stato inevitabile lo scambio di ricordi personali o tramandati da genitori e nonni sul mondo contadino del dopoguerra. Oggi Camon e la sua opera sono stati dimenticati ma suggeriamo di leggere il libro di Filippo Cerantola “Camon” per capire o scoprire appieno lo scrittore padovano ancora vivente che merita un posto di rilievo nella nostra letteratura.