Venere privata - Giorgio Scerbanenco

La nostra recensione

Opinione positiva unanime su questo giallo ambientato in una Milano cupa e grigia nonostante l’azione si svolga in piena estate. Scerbanenco ci offre il ritratto spietato della città italiana che negli anni Sessanta rappresentava la corsa al progresso e al benessere e che ciò nonostante era caratterizzata da zone d’ombra in cui si commettevano crimini e delitti efferati. Ha fatto riflettere il fatto che nel 1965 alcuni temi oggi così attuali fossero già presenti: femminicidio prostituzione mafia eutanasia. Di certo l'atmosfera del romanzo appartiene a quell'epoca, in cui ancora si viveva il boom economico, a Milano si costruivano palazzoni fitti di appartamenti come alveari e la contestazione del '68 era ancora lontana. Lo stile è piuttosto asciutto e lineare privo di quei dettagli macabri e quelle descrizioni brutali che ormai caratterizzano molti thriller contemporanei. Duca Lamberti è piaciuto per la sua umanità, per la comprensione del disagio del giovane Davide, che si è dato all'alcol a causa dei sensi di colpa nei confronti di Alberta, la ragazza a cui aveva negato aiuto e che poi è stata uccisa. Ex medico radiato per aver praticato l'eutanasia su una paziente allo stadio terminale, Lamberti rappresenta un antieroe che combatte la superficialità e il perbenismo con una sensibilità che lo rende un personaggio particolarmente amabile. In "Venere privata" Duca fa la sua comparsa per la prima volta, seguiranno poi altri tre romanzi con lo stesso protagonista da cui sono stati tratti anche alcuni film. Ben descritta nei suoi tratti negativi la figura di Pietro Auseri, il ricco industriale che di fronte alla fragilità del figlio non cerca spiegazioni ma pensa solo a farlo interdire. Qualcuno ha trovato una forzatura il personaggio di Livia, la giovane che si offre di fare da esca e finisce sfigurata. Infine una terminologia desueta e oggi ritenuta offensiva, riferita soprattutto al personaggio del fotografo, ha infastidito quasi tutte le lettrici, ma ovviamente il romanzo deve essere collocato in anni in cui certi aggettivi e sostantivi venivano largamente utilizzati e accettati.