Il gattopardo
di Tomasi di Lampedusa
La nostra recensione
Il giudizio sul Gattopardo è stato unanime: straordinario nella definizione dei personaggi, nella descrizione dei paesaggi e nell'ambientazione storica. Per tutti è stata una lettura emozionante e molto coinvolgente.
Abbiamo apprezzato l'ironia diffusa che sottolinea i tratti di una nobiltà decadente che si attacca come può alle tradizioni, alle consuetudini, ai ricordi. Ironia che mette anche in evidenza come nel corso di un secolo (dallo sbarco dei Mille all'anno in cui l'autore scrive) non fosse cambiato nulla, rimarcando quindi il motto centrale del libro "se vogliamo che tutto rimanga come è bisogna che tutti cambi".
Abbiamo discusso a lungo dell'orgoglio e della testardaggine delle tre sorelle Salina che invecchiano senza vivere, restando ferme al passato (emblematica la pelle del cane Bendicò, mummificato e poi lasciato in un angolo a riempirsi di polvere). Della borghesia arraffona, opportunista ma impreparata, che non ha buon gusto né educazione, e che non sa presentarsi, parlare, vestirsi.
Dell'interesse spregiudicato di Angelica, ma anche dell'opportunismo di Tancredi e della storia d'amore che fa solo da cornice ad una trama molto più articolata e complessa. Della delusione cocente e rancorosa di Concetta e infine della figura autoritaria ma profondamente umana di Don Fabrizio che si spegne in un nostalgica rievocazione dei pochi momenti davvero degni di nota della sua vita. Un romanzo indimenticabile.
La trama:
Siamo in Sicilia, all'epoca del tramonto borbonico: è di scena una famiglia della più alta aristocrazia isolana, colta nel momento rivelatore del trapasso di regime, mentre già incalzano i tempi nuovi (dall'anno dell'impresa dei Mille di Garibaldi la storia si prolunga fino ai primordi del Novecento). Accentrato quasi interamente intorno a un solo personaggio, il principe Fabrizio Salina, il romanzo, lirico e critico insieme, ben poco concede all'intreccio e al romanzesco tanto cari alla narrativa dell'Ottocento. L'immagine della Sicilia che invece ci offre è un'immagine viva, animata da uno spirito alacre e modernissimo, ampiamente consapevole della problematica storica e politica contemporanea.