Cisgiordania - Ogni mattina a Jenin
Ogni mattina a Jenin di Susan Abulhawa
Questa settimana la #ValigiadelLettore ci porta a Jenin dove incontriamo Amal, voce narrante della storia della sua famiglia costretta all’esilio nel 1948, a seguito della prima guerra arabo-israeliana e trasferita nel campo profughi ai piedi delle aspre colline del nord della Cisgiordania occupata.
Attraverso 60 anni assistiamo alle vicende della famiglia Abulheja, a partire dall’abbandono della propria casa ad Ain Hod dopo che il villaggio dei loro antenati è diventato territorio israeliano. In una sequenza di episodi di vita quotidiana ripercorriamo la vita della piccola Amal, con la spensieratezza che appartiene ai bambini anche nelle situazioni più drammatiche.
Nel campo profughi di Jenin vengono costruite scuole, i bambini giocano, gli anziani si raccontano fumando il narghilè, nell’attesa paziente di una svolta. Tra il 1948 e il 2002 veniamo letteralmente risucchiati dalle vicende di Amal e dei suoi due fratelli: lei avrà l’opportunità di studiare a Gerusalemme e poi grazie ad una borsa di studio emigrerà negli Stati Uniti; uno dei fratelli verrà rapito da neonato e finirà nell’esercito israeliano divenendo di fatto un nemico per la sua famiglia e in particolare per il fratello maggiore che invece dedicherà la vita alla lotta palestinese. Il ritorno in Palestina di Amal dopo trent’anni riannoda i fili della narrazione, ricompone il quadro frammentato di un popolo e di un territorio senza pace.
Un romanzo struggente in cui quattro generazioni ci offrono punti di vista diversi sulla questione israelo-palestinese. Il merito della scrittrice è quello di evidenziare luci ed ombre di tutti i protagonisti, di evidenziare le ragioni degli uni e degli altri. Rimane il dolore di chi ha perso tutto ed è alla ricerca costante della propria identità e appartenenza.
In gran parte tratto da vicende autobiografiche e riferito a vicende storiche che coinvolgono tutta la popolazione, il libro di questa settimana ci aiuta a capire le radici di un conflitto che con estrema recrudescenza è tornato tristemente attuale.
In questo viaggio portiamo con noi un narghilè come quello che Yehya il nonno di Amal condivide con i senza patria giunti nel campo profughi di Jenin.