Galles - La chiave delle ombre
La chiave delle ombre di Susan Stokes-Chapman
Prepariamoci per ripartire con la #valigiadellettore verso un remoto angolo del Galles, la contea conosciuta in passato col nome di Meirionydd e che corrisponde ora all’area attorno alla cittadina di Caernarfon.
Protagonista di questo romanzo è Henry Talbot, un giovane chirurgo della Londra del 1783 molto affermato e di successo.
Arriva un giorno però in cui Talbot commette un errore che pregiudica la sua carriera: il suo amore per la scienza lo porta a compiere ricerche anatomiche su un cadavere abusivamente sottratto, motivo per il quale viene cacciato dal suo ospedale, tanto da non poter più ottenere più lavoro presso nessuna struttura medica.
Questa circostanza lo porta ad accettare l’offerta che dal lontano Galles gli fa pervenire Lord Julian Tresilian, un facoltoso aristocratico che vive in un villaggio nella contea di Meirionydd, località rimasta senza un medico, dopo l’improvviso decesso per infarto del dottor Evans.
L’impatto di Henry con gli abitanti del luogo è tutt’altro che semplice. Siamo nel diciottesimo secolo e il Regno Unito è in realtà unito solo a parole e a quel tempo l’unica lingua parlata dal popolo era il gaelico gallese.
Di fatto Henry si trova nell’impossibilità di comunicare con la gente, solo le classi colte parlano la lingua di Londra. In più, come il medico scoprirà ben presto, nella popolazione cova un forte risentimento verso l’Inghilterra, vista come paese occupante e sfruttatore delle risorse locali, soprattutto quelle minerarie.
Man mano che il tempo passa il giovane dottore intuisce che dietro l’ostilità degli abitanti c’è dell’altro, non solo leggende e folklore locale, fino a scoprire l’esistenza di una società segreta dedita all’occultismo.
In questo continuo scontro tra la ragione e la superstizione, o fascinazione esoterica che dir si voglia, tra bene e male, questa storia, colpo di scena per volta, arriverà a una conclusione decisamente inaspettata, rivelando l’abilità dell’autrice di stupirci fino alla fine.
Come farebbe qualunque medico in partenza per una trasferta, mettiamo anche noi in valigia uno stetoscopio, strumento di scienza imprescindibile per la professione ma utile anche per scacciare pregiudizio e scaramanzia nei luoghi più remoti del mondo.