Monte Grappa - Il Moro della cima
Il Moro della cima di Paolo Malaguti
La nostra #ValigiadelLettore questa settimana non ci impone cambi di fuso orario e nemmeno molta strada da percorrere fino alla destinazione.
La cima del Monte Grappa è infatti la meta del nostro viaggio letterario di questo mercoledì.
Si dice che per essere felici bisogna trovare il proprio posto nel mondo: per il giovane Agostino Faccin, detto “Il Moro”, la felicità ha i colori e gli odori della montagna.
Tra i prati d’alta quota, i boschi di larici e le malghe di pietra Agostino scopre una gioia che non aveva mai creduto possibile provare e non esita un attimo ad accettare l’incarico di guardiano del rifugio sulla cima del Monte Grappa.
I suoi baffi scuri e la pelle bruciata dal sole, insieme alla sua conoscenza di ogni roccia e ogni sentiero di quelle cime, ne fanno in breve tempo una celebrità e in tanti salgono fino al suo rifugio per averlo come guida.
Ma la Grande Guerra è alle porte e sul Grappa comincia a soffiare un vento minaccioso: si costruiscono trincee, si abbattono boschi per tracciare strade militari e fortificazioni. Il Moro dal suo rifugio osserva il via vai di carri armati e soldati ed è testimone impotente e addolorato di un paradiso che in breve tempo si trasforma in un campo di battaglia e in un sacrario d’alta quota.
Agostino Faccin, detto “Il Moro”, è esistito davvero e, una volta che i cannoni e i fucili hanno smesso di sparare, ha fatto ritorno sulla sua amata cima sfregiata dalla guerra e ha trovato un suo modo per onorarla.
Mettiamo in valigia un sacco a pelo, un accessorio indispensabile per chiunque voglia avventurarsi in alta montagna e magari trascorrere la notte in un rifugio spartano come quello gestito dal Moro.