Pirenei - L'uomo che suonava Beethoven
L'uomo che suonava Beethoven di Jean-Baptiste Andrea
Un pianista che si esibisce solo nelle stazioni e negli aeroporti del mondo. Suona esclusivamente Beethoven sperando che una donna prima o poi scenda da un treno o da un aereo e riconosca il tocco, il ritmo, la sua voce. Ai pochi passanti che si fermano – ammirati – ad ascoltare Joseph racconta la sua vita.
La #ValigiadelLettore questa settimana ci porta sui Pirenei dove un ragazzino si ritrova di punto in bianco chiuso in un orfanotrofio. È il 1969 e quell’orfanotrofio è più un luogo di detenzione dove le punizioni e le umiliazioni sono all’ordine del giorno piuttosto che il luogo protettivo e accogliente che gli abitanti e le autorità locali credono essere. La solidarietà tra i ragazzi reclusi è l’unica ancora di salvezza, l’unico modo che Joseph trova per sopravvivere. Finché non arriva Rose, il primo amore sbocciato proprio tra le note di un pianoforte e la passione per Beethoven. Un amore contrastato e interrotto bruscamente dagli eventi che porteranno Joseph altrove. Una storia non vissuta e rimasta in sospeso, così come sospese sono le vite degli altri compagni di Joseph, segnate dagli anni trascorsi nell’istituto. Il pianista rievoca dunque gli anni dell’adolescenza e nell’impossibilità di rintracciare Rose continua ad esibirsi nella speranza che sia lei a trovare lui seguendo le note.
Uno spartito del grande compositore tedesco non potrà mancare nella nostra valigia.