Islanda - Il mio sottomarino giallo

Il mio sottomarino giallo di Jon Kalman Stefansson

La meta della nostra #ValigiadelLettore questa settimana è l’estremo nord dell’Islanda, un luogo isolato e silenzioso dove un bambino di 7 anni si ritrova a passare l’estate con unici compagni di gioco Cane e la sua fervida immaginazione. Siamo nel 1970, il piccolo protagonista ha perso la mamma e il padre ha una nuova compagna che lui chiama La matrigna. Con lei affronta il lunghissimo viaggio in corriera da Reykjavik al selvaggio Strandir per trascorrere i mesi di luce nella fattoria sul fiordo dove vive la sua famiglia. Stefansson racconta di un bambino alle prese con il lutto e l’impossibilità di comunicare il suo dolore agli adulti che lo circondano. La matrigna è taciturna e dura come la lava vulcanica, il padre non ha parole né gesti per esprimere e condividere i sentimenti e affoga la disperazione nell’alcol. A salvare il nostro protagonista saranno i morti, con i quali parla e si relaziona grazie ad una straordinaria immaginazione, e le canzoni dei Beatles, ascoltate e cantate assieme alla mamma sul giradischi di casa e che fanno da colonna sonora alla sua vita.

Il bambino diventato adulto conduce il lettore attraverso un percorso di vita singolare – quello dello scrittore stesso – in cui le difficoltà vengono superate nonostante l’inettitudine degli adulti e ricorrendo a risorse interiori quali la fantasia, il pensiero magico e la speranza. Saltando da un’epoca all’altra, chiamando in causa Paul McCartney e Ringo Starr, immaginando suo padre alla guida della piccola Trabant, ubriaco di solitudine e vodka in compagnia di Dio e di Johnny Cash, il protagonista supera l’infanzia, sosta temporaneamente nel sotterraneo di una biblioteca alla ricerca di sé stesso e approda infine alla letteratura diventando lo scrittore famoso, autore di opere di poesia e narrativa, conosciuto e tradotto in tutto il mondo.

Un romanzo universale, perché universali sono i sentimenti e i desideri di cui parla. Un libro per certi versi anche irriverente perché le domande che il bambino pone sono sconcertanti e disarmanti e non risparmiano né la religione né la filosofia, alla ricerca di risposte che quasi mai arrivano.

Mettiamo in valigia il vinile di “Yellow submarine” dei Beatles, che dà il titolo al romanzo. Perché tutti abbiamo bisogno di un sottomarino giallo dentro al quale rifugiarci e sentirci al sicuro.